Il Violino d’Ingres è una di quelle opere d’Arte dove, a primo impatto, si fa fatica a trovare il senso logico: per quanto la osserviamo attentamente e innegabile che ci troviamo di fronte all’immagine di una donna nuda che dà le spalle all’obiettivo della macchina fotografica. Eppure il titolo dell’opera parla chiaro: in quella foto ci deve essere un violino che appartiene ad Ingres (che si pronuncia Angr, con la r alla francese) .
Che fine ha fatto lo strumento ad arco e, soprattutto, chi è questo Ingres?
Certo, un indizio sul violino ce l’abbiamo: le due f “intagliate” sulla schiena di Kiki, la modella che nei primi anni Venti posò per Man Ray, l’autore di questo scatto che poi ha ritoccato con sistemi da fare invidia a Photoshop.
Trovandoci all’interno di un blog di Storytelling dell’Arte mi sembra scontato sciogliere questo rebus e raccontarti il motivo per cui quest’opera d’Arte si chiama così: inoltre alla fine di questa lettura troverai una piccola sorpresa che penso possa divertirti.
Facciamo qualche passettino indietro nella storia…
Non preoccuparti, sarò breve e conciso!
C’era una volta in Francia
Per capire il senso della foto scattata da Man Ray, Il Violino d’Ingres, occorre conoscere il proprietario del violino: il pittore francese, Jean Auguste Dominique Ingres.
Ingres infatti è stato un maestro della pittura di prima metà dell’Ottocento, nonché un riferimento prezioso dell’Arte Neoclassica.
La parte interessante però, si trova nelle retrovie delle abilità di Ingres: oltre essere un eccellente pittore, era anche un provetto violinista, perfettamente padrone nel suonare questo strumento ad arco.
Se avesse intrapreso la carriera di musicista, sarbbe diventato altrettanto famoso. Ma la passione di Ingres per il violino non sfociò oltre le ambizioni di… un semplice hobby!
Ingres aveva le idee ben chiare sulla sua professione: voleva essere un pittore e, stop. Il violino restava una passione amata e nutrita con cura, dove rifuggire da qualche delusione: cosa del tutto legittima, dato che durante la sua carriera ha conosciuto non pochi fallimenti.
È naturale: lo facciamo anche noi. Quando coltiviamo un hobby, ritagliamo uno spazio privato, tutto nostro, che serve per ricaricarci o più semplicemente per staccare un attimo la spina e poi tornare al nostro lavoro, più pronti e più motivati!
E, a proposito: qualora tu coltivassi un hobby curato alla maniera del pittore francese, sappi che ti ritrovi tra le mani un Violino d’Ingres.
Già perché l’inconsapevole Ingres, con il suo violino ha dato il via a un modo di dire, un motto, molto in voga tra Ottocento e Novecento.
In termini pratici, possedere un Violino d’Ingres significa coltivare un hobby con estrema cura.
E Man Ray ha deciso di immortalare con una foto anche il suo di Violino d’Ingres!
Il Violino d’Ingres di Man Ray
Fatta questa premessa è facile capire che il Violino d’Ingres per Man Ray consistesse nel nutrire una certa passione per le donne e, nel caso specifico della foto, il dadaista ha catturato l’apice del suo piacere: la modella, Kiki, della quale s’invaghì.
Certo, bisogna tener conto del fatto che i membri del movimento Dada fossero dei provocatori e Man Ray non era da meno.
Attraverso questa foto ritoccata infatti, Ray sbeffeggiava prima di tutto la sua categoria, quella degli artisti, dove esprime una chiara allusione sessuale: quasi a voler dire che un pittore, uno scultore, un fotografo, prima di apprendere la sua arte ha molta più voglia di imparare a suonare un certo strumento femminile.
Ma la provocazione lanciata da Man Ray si presta a una lettura più profonda, poiché mette a nudo il vizietto della borghesia del suo tempo, benpensante e maschilista, molto incline a servirsi della prostituzione per soddisfare delle esigenze fisiologiche.
Chissà quanti professionisti, dottori, professori, avranno provato disagio nel leggere il titolo dell’opera che metteva bella mostra anche il loro discutibile hobby; perché in quanto a provocazioni, Man Ray era un vero cecchino, che attraverso un modo di dire, ha saputo usare uno storytelling visivo per scuotere gli animi e le coscienze dei suoi contemporanei. Ciò dimostra una verità di cui sono sempre stato convinto: gli artisti sono prima di tutto dei professionisti della comunicazione.
E ora, la sorpresa!
Tempo fa, mi presi la briga di ridisegnare il contorno di Kiki e fare un fotomontaggio in cui inserivo il mio Violino d’Ingres e cioè la chitarra, poiché è uno strumento che strimpello.
Premettendo che sono ben lontano dal suonarla con la scioltezza di Ingres (quindi non chiedetemi di suonarvi qualcosa, ché tanto non lo faccio!), mi sono divertito comunque a rappresentare graficamente il mio hobby, così da tenerlo sempre bene in vista anche quando sono troppo impegnato per coltivarlo.
Alla fine di questo post, troverai la sagoma che ho disegnato, affinché tu possa cliccarci sopra, stamparla e disegnare, scrivere o fare un fotomontaggio, del tuo Violino d’Ingres, proprio come hanno fatto altri lettori di questo blog.
Buon divertimento!
Certo che ne riesci a scrivere di cose a partire da un’immagine 😀
Il mio violin d’Ingres è scrivere, lo avrai capito. Però, anche se la musica non mi attira più di tanto, il violino m’è sempre piaciuto come strumento.
Bello Giuseppe! Mi piace… Ora devo cercare qual’è il mio violino… Anzi, devo proprio cercare la mia arte, mi sento più un insieme di tocchi di legno che devono diventare qualcosa…
Buona sera Daniele!
Ora posso rispondere 😀
Ti ho beccato finalmente! Allora non è vero che sei indifferente alla musica, visto che ti piace il violino come strumento. 🙂
La scrittura è il tuo Violino d’Ingres, dici?
Forse parlo per suggestione personale, ma credo che la tua scrittura sia un faro, un riferimento prezioso per chi ha intenzione di approcciarsi seriamente a questa meravigliosa disciplina!
Quindi resta sempre “accordato”, perché qui tutti siamo ansiosi di ascoltare le tue melodie inchiostrate nel web (e non solo)!
Grazie per sempre per il tuo sostegno: mi onora davvero tanto!
A presto Daniele! 😀
Bello Marco! Sono contento che il post ti sia piaciuto! Hai delle consapevolezze (insieme di tocchi di legno), ottimo! 🙂
Vai allora, sperimenta: studia, approfondisci, insomma fai tutto quello che ti serve per ardere questa legna!
Fallo, che sei giovane e continua a farlo anche quando non sarai tanto giovane (ci vorrà ancora tempo)! 😀
A presto e buona serata!
Il mio violino d’Ingres già lo conosci, è lo stesso di Daniele.
Eccoti la rappresentazione grafica 🙂
Giuseppe! Va che sei giovane anche te, non parlare come un vetusto 😛
Qualsiasi sia la tua strada, sia che tu l’abbia imboccata già da tempo o la stai ancora cercando, puoi sempre affrontare un nuovo viaggio!
Ardi anche te! Che con questo blog sei partito a bomba 😀
Ciao Giuliana!
Va benissimo! L’importante è avercelo bello chiaro nella mente questo violino!
Mi fa piacere che sperimenti tutto quello che suggerisco, forte!
Ti ringrazio Marco, ma quando salgo le scale, l’affanno comincia ad essere pesante 🙂
Ti ringrazio anche per il sostegno.. Mi fa davvero piacere che trovi interessante gli argomenti trattati, non potevo chiedere di meglio!
Buona serata!
Mi piace sempre leggere i post di chi è capace di fare tanti voli pindarici a partire da una parola, un’immagine, un qualsiasi piccolo spunto, una “parva scintilla”.
E mi piace ancora di più quando mi spingono a riflettere.
L’artista citato nel post era un pittore con il vizio virtuoso della musica: pittura e musica non sono la stessa cosa ma, in qualche modo, appartengono allo stesso ambito.
Il mio dubbio quindi è questo: quanto devono somigliarsi professione e passione affinché si possa sperare di eccellere in entrambe le sfere?
Salve EudaiMonia! ( Non saprei chiamarti diversamente 😀 )
Benvenuta nel blog e sono felice che il post ti sia piaciuto!
Se permetti sono io a farti i complimenti per il commento, anzi per il dubbio che hai sollevato, perché hai aperto una voragine nelle mie riflessioni! Non avevo valutato la cosa da questo punto di vista e devo ammettere che c’è molto su cui riflettere.
Mi limito a dirti come agisco generalmente: tendo a confondere i piani.
Nel senso che spesso pretendo di “eccellere” tanto nella professione, quanto nella passione a prescindere dalla loro somiglianza, ma così facendo mi perdo il lato piacevole della seconda, per cui la abbandono a se stessa.
Paradossalmente, agendo in questo modo mi sono ritrovato ad eccellere (sul serio questa volta) in professioni che non mi appartenevano minimamente (e che neanche mi piacevano), che mal si conciliavano con le mie passioni e che nel frattempo ho lasciato assopire, poiché non potevo dedicare loro l’impegno che mi ero prefissato. Questa cosa non ti rende affatto felice.
Dal mio punto di vista allora, sorge un altro dubbio: quanta volontà sei disposto a mettere, per dedicarti alle cose che ami veramente?
E soprattutto, quanto coraggio vuoi investire?
Questo perché non sempre si ha la fortuna di riscontrare somiglianze tra la passione e la professione. Tutto alla fine si riduce a una mera questione di metodo, fattore che può riscontrarsi sia nella passione che nella professione. Ma potrei tranquillamente sbagliarmi.
Come vedi di dubbi ne ho tanti anche io! 😀