L’epoca dell’Educazione all’Immagine.
All’approssimarsi dell’ora di Educazione all’Immagine era sempre una gran festa. Quando frequentavamo le elementari, in classe la percepivamo come l’ora del disegno, ossia l’ora in cui ognuno poteva fare quello che meglio credeva. C’era chi disegnava; c’era anche chi scambiava le figurine dei calciatori (in genere, i maschietti) e chi invece mormorava gli aneddoti narrati dal Cioè (in genere, le femminucce). Era un po’ come l’ora d’aria nelle carceri: un’ ora di semilibertà in cui i maestri allentavano di poco la pressione esercitata sugli alunni, elargendo complimenti a destra e a sinistra. soprattutto a chi era particolarmente abile negli elaborati figurativi (in genere, sempre i soliti).
Alle scuole medie invece la parola Immagine cedeva il posto all’Arte, per cui la disciplina acquisiva un tono più serioso: Educazione Artistica. Questa volta le sperimentazioni delle tecniche artistiche venivano accompagnate da alcuni cenni di storia dell’arte, senza mai però creare alcun nesso logico tra teoria e pratica, generando così una sterile frammentazione dei concetti.
In sostanza, negli anni in cui un ragazzino si trovava nella fase più recettiva a livello cerebrale, tutto veniva lasciato ad assopire oppure qualora fosse stata lanciata un’esca, non si provvedeva a raccogliere il pescato: come se la creatività potesse essere ibernata e poi ripresa in futuro, in maniera del tutto autonoma e dove solo i più bravi avevano diritto ad esercitarla.
Per fortuna al giorno d’oggi, la sensibilità nei confronti dell’educazione all’Arte (e tecniche artistiche) è notevolmente aumentata e migliorata, poiché fin dalla tenera età i bambini vengono spinti a osservare, creare, produrre elaborati creativi attraverso una serie di stimoli che gli educatori provvedono a fornire.
Educare al significato.
Qual è esattamente il significato di educare?
Sfogliando virtualmente il dizionario on line della Treccani, si può trovare la seguente definizione:
“Educazione: sviluppo di facoltà e attitudini, come affinamento della sensibilità, come correzione del comportamento, come trasmissione e acquisizione di elementi culturali, estetici, morali.
In educazione è quindi prevista una correzione del comportamento.
L’educazione è fondamentale per aggiustare il tiro e fornire una serie di strumenti utili affinché un individuo riesca a porsi nella giusta maniera dinanzi alla realtà (visiva e visibile, nel caso dell’Arte) che lo circonda, così da aumentare notevolmente la sua capacità critica e di giudizio (scongiurando così qualsiasi pregiudizio).
L’Educazione all’Arte deve abituare le persone ad osservare rendendole consapevoli e protagoniste di ciò che stanno guardando, mettendole a conoscenza del processo tecnico/creativo che genera un’opera. L’Educazione all’Arte va intesa come un’abitudine alla corretta osservazione.
L’Educatore deve Educare.
Qui entra in gioco la figura dell’educatore che ha un ruolo decisivo nel trasmettere queste buone abitudini.
Come può farlo?
Ho provveduto a stendere una lista dei tre fattori che mi piacerebbe riscontrare in un educatore, soprattutto quando viene affrontata la materia “Arte”:
1) La concretezza.
2) La cura dei dettagli.
3) Il livellamento.
1. Educare concretamente.
L’educatore deve mostrare concretamente tutto quello di cui sta parlando se ha intenzione di lasciare una traccia delle informazioni che trasmette: non può limitarsi alla sola citazione eterea.
In questo la tecnologia odierna aiuta molto, poiché fornisce strumenti utili che ben si piegano al tipo di informazione che si vuole trasmettere. Quindi l’educatore deve preoccuparsi di restare costantemente aggiornato sulle tecnologie disponibili e sulle loro modalità di utilizzo.
Inoltre bisogna tener conto che non c’è solo la mera sfera visiva da soddisfare: toccare dei materiali, annusarli, ascoltarli, anche questo fa parte del processo di “osservazione” del materiale educativo.
L’educatore deve provvedere a realizzare esempi visivi e materiali che integrino qualsiasi spiegazione orale.
2. Educare curando i dettagli.
L’Arte è riconosciuta come tale perché richiede una cura maniacale dei dettagli.
La stessa cura che deve avere l’educatore in fase di preparazione ed esplicazione: non deve lasciare nulla al caso.
La scelta delle parole, dei materiali (didattici, tecnici e artistici) è fondamentale, poiché servono a fissare la giusta suggestione nei confronti di chi ascolta e osserva.
Tutto deve essere regolato “ad Arte” e rispondere alle esigenze del tema che si vuol elaborare .
Tutto deve essere coerente con il messaggio che si vuole trasmettere; anche la scelta dei luoghi in cui si svolge la didattica è fondamentale.
Condurre un laboratorio artistico all’interno di un museo è ben diverso dal condurlo all’interno di una scuola, anche se ciò non è sempre fattibile: in questo caso l’allestimento dello spazio in cui si svolge una lezione o un laboratorio può essere un buon compromesso.
Il luogo in cui viene elaborata la suggestione, influisce molto sulla coscienza di un individuo, contribuendo a far percepire l’informazione trasmessa come un’esperienza viva e non solo come mera nozione.
3.Educare con la “livella”.
Totale assenza di barriere culturali tra educatore e interlocutore: la gerarchia intellettuale è deleteria e va evitata in ogni caso.
Come ho scritto in precedenza, l’Arte è un fatto Sociale. L’Arte viene prodotta per essere vista e percepita, quindi bisogna evitare qualsiasi distacco aulico che l’argomento rischia di generare confronti del fruitore.
L’educatore deve immergersi totalmente nel contesto che lo circonda, deve colloquiare evitando di emettere sentenze; soprattutto, l’educatore deve coinvolgere.
Deve ascoltare le richieste che gli vengono fatte dall’esterno e deve piegare il suo modo di esprimersi, il suo linguaggio, affinché il messaggio venga veicolato in modo efficace.
L’educatore deve far comprendere che l’Arte è prima di tutto materia, composta a sua volta da materiali e che può essere “manipolata” (in senso figurato) e alle volte anche dissacrata. Non c’è bisogno di contemplarla come fosse una reliquia.
(4.) Il quarto elemento educativo.
L’Educazione all’Arte prevede anche (e soprattutto) la pratica, che si esprime attraverso il laboratorio.
Un laboratorio raggiunge la piena armonia, quando alla base c’è una perfetta orchestrazione e sincronizzazione degli elementi sopra elencati.
Il laboratorio quindi è da intendersi come punto di arrivo dell’educatore?
Assolutamente.
Il laboratorio non è altro che l’avvio di una manifestazione creativa, in cui si ottiene il riscontro effettivo di tutti i processi che un educatore ha messo in atto. La cura e preparazione di un laboratorio artistico, richiedono un impegno notevole da parte dell’educatore che deve sempre mostrarsi pronto a gestire la situazione.
Conclusioni & Riflessioni (Educate).
Vivendo un’epoca in cui siamo bombardati da una miriade di immagini ed informazioni, il ruolo dell’educatore è determinante, in quanto deve porsi come un punto di riferimento nei riguardi dei suoi interlocutori, operando una serie di scelte e decisioni che dovranno essere ponderate e studiate molto attentamente per riuscire a trasmettere i contenuti giusti: un’operazione tutt’altro che semplice.
Soprattutto, l’educatore deve educare, dunque deve abituare alle buone maniere.
Voi cosa ne pensate?
Avete altri punti da aggiungere alla lista?
In che modo educhereste o vi piacerebbe essere educati all’Arte?
Cross Blogging.
Il post che avete letto, costituisce la parte di un esperimento di Cross Blogging ideato da Daniele Imperi. Un esperimento che vede coinvolti cinque blogger i quali hanno sviluppato il tema dell’Educazione in cinque ambiti diversi: scrittura, pedagogia, fotografia, social media e arte. Ogni ambito ha visto la stesura di un post specifico. Di seguito sono elencati gli ambiti, i titoli e gli autori dei post che hanno preso parte a questo esperimento:
Scrittura: La scrittura per l’educazione di Daniele Imperi.
Pedagogia: Sfida & educazione di Sylvia Baldessari.
Fotografia: La fotografia: un’arte per educare di Francesco Magnani.
Social media: Social Media ed Educazione, tra luoghi comuni e consapevolezza di Roberto Gerosa.
Arte: L’Arte, Educata di Giuseppe Palomba.
Buona lettura.
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La mia idea è che l’educatore interferisca il meno possibile nel processo creativo dei ragazzi e che li favorisca nel “tirare fuori” il fiume in piena di emozioni che scorre dentro di noi.
Senza giudizi e imposizioni, ma al tempo stesso esprimendo un ruolo di “guida” e di riferimento.
Complimenti per l’articolo Giuseppe!
Buongiorno Roberto!
Ti ringrazio per aver commentato e benvenuto ufficialmente nel blog 🙂
Sono felice che l’articolo ti sia piaciuto!
Concordo perfettamente con quanto scrivi. Ogni essere umano deve avere la possibilità di esprimersi attraverso la creatività. L’educazione non deve imporre, ma in un certo senso “proporre” in maniera gentile quali sono le azioni giuste per poter agire correttamente e credo che questo discorso possa estendersi tanto nel campo dell’arte, quanto nel resto della realtà che viviamo.
Mi piace pensare all’educatore come una persona disponibile al confronto e al dialogo oltre che ad essere un faro.
Buona giornata Roberto!
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Hai scritto un saggio, Giuseppe 😀
Credo di condividere tutto, anche se il pensiero di Roberto non è sbagliato. Diciamo che quando il bambino è troppo piccolo, quindi all’asilo, va lasciato fare da sé. Alle elementari, poi, magari dagli 8 anni in su, allora può essere avvicinato all’arte in modo diverso.
Aggiungerei, per chi è in età adulta, la conoscenza del contesto storico e degli influssi subiti dall’artista.
Sì, condivido anche il pensiero di Daniele!
Se infarciamo la testa di troppe idee, correnti di pensiero, esercizi di stile e altro ancora, poi non c’è più spazio per sperimentare cose nuove e rivoluzionarie! 😉
Concordo con Roberto, in linea con il commento che ho inserito nel blog di Daniele. Non solo l’educatore deve lasciare una certa libertà (pur sempre guidata) nel processo creativo, ma ha anche il compito di capire quale sia il mezzo espressivo che meglio si adatta al ragazzo che ha di fronte.
Se un alunno non riesce a comunicare in modo adegato, non è detto che si tratti sempre per forza di pigrizia o mancanza di studio: può anche darsi che sia sbagliata la maniera in cui l’educatore si pone nei suoi confronti; può darsi che sia scarso o sbagliato il tipo di stimoli dato; può essere che semplicemente il ragazzo non trovi la maniera di comunicare attraverso quel determinato canale, e che occorra fornirgliene uno con cui possa sentirsi più in sintonia.
Ci sono dei casi in cui la predisposizione del ragazzo è talmente evidente che sarebbe assurdo non appoggiarla. Ma anche laddove così non fosse, è proprio questo (l’arduo) compito dell’educatore: quello di lasciare che sia il ragazzo a scoprirla, a costruire il proprio percorso accompagnandolo per mano, ma lasciando che sia lui a scegliere la via da prendere, senza forzarlo e senza influenzarlo. Educare è insegnare a cercare le proprie verità, non imporre le proprie; è spingere a guardare con occhi diversi, non pretendere che si veda con i propri; è lasciare libertà di espressione nei mezzi e nei tempi più congeniali a chi impara, perché ciascuno è unico e diverso, e unica e diversa è la maniera in cui si esprime.
Ciao Daniele!
Spero di non aver annoiato nessuno! 😀
Concordo pienamente, proprio perché come scrivete tu e Roberto, ogni età ha un contesto che va valutato e studiato attentamente. Ecco perché l’educatore si mostra come una guida fondamentale nel percorso di un individuo.
Deve cercare di essere presente, senza pesare o frustrare i suoi interlocutori: insomma deve essere una persona dotata di una certa esperienza oltre che una certa preparazione.
Grazie per il commento! 🙂
Ciao Giuliana!
Hai integrato in maniera egregia il concetto che questo post ha cercato di trasmettere 🙂
Verissimo quanto scrivi! Il compito dell’educatore non è affatto una cosa semplice e sai quando veramente comincia a funzionare?
Quando si accorge dell’enorme responsabilità di cui è investito. La consapevolezza di formare un individuo è una grande responsabilità: in un certo senso l’educatore deve compensare l’assenza del genitore in un momento preciso della vita di una persona. E un genitore vuole sempre il meglio per i propri figli. Da questo punto di vista l’educatore non deve esser da meno.
Ti ringrazio per il commento 🙂
Mi è piaciuta molto questa frase: “L’educatore deve immergersi totalmente nel contesto che lo circonda, deve colloquiare evitando di emettere sentenze; soprattutto, l’educatore deve coinvolgere.”
Praticamente esprimi la mia idea di insegnamento tipo, come deve essere: trasferimento di informazioni attraverso il ragionamento e coinvolgimento. L’educazione da “si fa così perché lo dico io” ha l’effetto di ottenere pecore o lupi e non persone in grado di muoversi con le proprie gambe.
Buona sera Marco!
Ovvio che l’educatore deve avere una certa preparazione e dunque deve sapere la natura delle informazioni che trasmette. Detto questo sono d’accordo sul fatto che l’educazione non sia una strada da percorrere a senso unico: ho sempre visto all’educazione come una sorta di scambio. Ho avuto docenti che hanno messo in atto quanto ho scritto e sono tra quelli che godevano (e godono ancora oggi) del maggior rispetto da parte degli allievi.
Penso che il coinvolgimento paghi e penso che sia la carta più utile da giocare in fase di trasmissione.
A presto 🙂
Ciao Giuseppe,
condivido tutto ciò che hai detto e sono dell’idea che chi educa deve relazionarsi con il bambino in modo chiaro e semplice.
Bisogna avere tatto, i bambini sono sensibili e sono in un’età in cui il loro carattere non è ancora completamente formato, perciò è importante dar loro liberta d’espressione senza tappargli le ali.
I bambini ed anche gli adulti hanno bisogno di sognare!
Ciao Francesco!
Mi fa davvero tanto piacere che tu sia passato di qui a commentare e ti do il benvenuto ufficiale nel blog! 🙂
Giustissimo, i bambini sono sensibili e soprattutto sono delle spugne! Fornendo gli input giusti, si avranno le ricadute giuste, anzi talvolta le ricadute superano di gran lunga le aspettative!
L’educatore attraverso il suo ruolo di guida, ha la possibilità di convogliare nel modo giusto i sogni e la creatività che un bambino vuole esprimere e “socializzare”.
Ti ringrazio infinitamente per la traccia che hai lasciato! 😀
A presto!