Diario di Brera: Gabrio Piola e quella storia [bellissima] sull’uomo di pietra

Monumento a Gabrio Piola. fonte, Wikipedia.

Ed eccoci giunti all’ultimo monumento perimetrale del cortile d’onore di Brera: la statua dedicata a Gabrio Piola, scolpita da Vincenzo Vela e inaugurata nell’estate del 1857.
Guardando la statua, non ho potuto fare a meno di notare quel rotolo di fogli che regge con tutto il braccio sinistro, in cui sono incise delle formule matematiche che mi riportano indietro di una quindicina d’anni, quando alle superiori il mio cervello strisciava sul calcolo delle equazioni. Quindi è facile dedurre che il soggetto del monumento abbia svolto la professione di matematico (e fisico).

A qualcuno piace tiepido, ad altri decisamente no

Malloppo di formule matematiche scolpite nel monumento.

Piola è stato uno scienziato vissuto nella prima metà dell’Ottocento e i suoi studi si sono concentrati sulla Meccanica: per la precisione, sul modo in cui si comportano i corpi quando sono sottoposti a tensione. Detta così sembra semplice, in realtà si tratta di calcoli su calcoli, estremamente complessi e complicati, grazie ai quali Gabrio Piola è passato alla storia, anche se, in verità, un po’ in sordina. Ora, noi sappiamo che quegli intellettuali che si sono mostrati tiepidi nei confronti della storia, a Brera non sono visti di buon occhio. Come già è successo per la statua di Luigi Cagnola (ve lo ricordate, l’autore dell’Arco della Pace, accusato di avere riproposto uno stile già visto?), anche per Gabrio Piola l’accoglienza fu parecchio negativa, al punto che si giunse a uno sketch satirico che vi racconto tra qualche riga, più avanti. Adesso, come sempre, andiamo per ordine e cerchiamo di capire perché il buon Gabrio fosse così “tiepido”.

«La Carriera? No grazie, preferisco la famiglia!»

Stando a quello che ci dice il Dizionario Biografico degli Italiani, i contribuiti scientifici di Piola furono davvero sensazionali perché andavano a completare una serie di ricerche sulla Meccanica che si dibattevano da anni, tant’è che lui fu un riferimento importante per la comunità scientifica tedesca. Ok, la comunità tedesca: e quella italiana, non si era accorta di avere un gioiello in casa sua?
Certo che sì. A Gabrio Piola fu offerta la cattedra per l’Università di Pavia, nonché la possibilità di intraprendere una brillante carriera accademica… che lui rifiutò per motivi suoi, personali.
Tra l’altro preferì impartire lezioni private, direttamente a casa sua.
Proviamo a calarci nel contesto dell’epoca: siamo nella prima metà dell’Ottocento, in un paese in cui un intero popolo è in fermento e muore in nome di un’Italia che ancora deve nascere. Mi pare abbastanza normale il fatto che sia guardato con disappunto (per usare un eufemismo) colui che, come Gabrio, avesse anche solo un carattere di natura schiva. Inoltre Piola non si è mai preoccupato di tradurre i suoi studi in altre lingue per dargli un’aura più internazionale: li ha lasciati scritti in italiano e questo paradossalmente (e ingiustamente) ha dato l’impressione che i suoi lavori appartenessero più a una sfera provinciale anziché mondiale. E in un’Italia ancora frammentata questa scelta fu un punto a suo sfavore.

Quando si dice che ferisce più la penna anziché la spada

Per questo motivo, quando venne inaugurata la statua nel cortile di Brera, qualcuno ha scritto:

 
Piola fu uno di quegli scienziati, di cui Italia abbonda. Fu matematico distinto, ma non fu né divinatore di veri, né indagatore di nuovi problemi. Fu onest’uomo, amante del paese e della famiglia. Per quali titoli lo si abbia dunque voluto mettere fra quei grand’uomini di Cavalieri, di Beccaria, di Verri ecc. ecc. non saprei veramente significarvi.
 

Non solo i grilli parlano!

Ma, come ho scritto all’inizio del post, con la denigrazione di Gabrio Piola si è andati oltre, poiché fu anche oggetto e soggetto di scherno di “L’Uomo di Pietra”, una rivista satirica pubblicata a Milano durante la seconda metà dell’Ottocento. In un numero di questa rivista, appare un bellissimo e divertentissimo disegno in cui la statua di Gabrio Piola è circondata dalle altre statue del cortile di Brera (esclusa quella di Tommaso Grossi che ancora doveva essere inaugurata) che cercano di consolarla perché, nel momento in cui fu presentata al pubblico, nessuno riconobbe il soggetto del ritratto!

Caricatura della statua di Gabrio Piola, circondata dalle altre statue del cortile d’onore di Brera. Illustrazione apparsa sulla rivista satirica “L’Uomo di Pietra”. Fonte Wikipedia.


Ovvio che però, nel mentre facevo tutte queste ricerche, mi è sorta una domanda: «Da dove cavolo prende il nome una rivista satirica che si chiama “L’Uomo di pietra”?»
Da una statua, ovviamente!
E dove si trova questa statua?
A Milano, ovviamente!
E perché questa statua viene chiamata l'”Uomo di Pietra”?
Perché è una statua parlante, ovviamente!

Che storia è questa?

Foto dell'”Uomo di Pietra” in Corso Vittorio Emanuele, a Milano. fonte dell’immagine www.milanocittastato.it

È la storia di una statua di origini romane, avvolta da un folto panneggio, a cui mancano le braccia e che ha una testa non sua, poiché in epoca medievale fu rimpiazzata, probabilmente, con quella di un cardinale.
Questa statua ebbe varie collocazioni sparse per Milano fino ad approdare alla sua posizione attuale che oggi possiamo vedere in Corso Vittorio Emanuele II. Ma la cosa più sensazionale (ed è anche scritto su uno dei piedistalli) è che questa statua fu adoperata come quella di Pasquino per Roma: cioè la si faceva parlare affiggendo su di essa dei manifesti per scuotere le coscienze del popolo. Tant’è (si dice) che le Cinque Giornate di Milano furono innescate proprio da un manifesto attaccato sull’Uomo di Pietra!

E come si chiamerà mai quest’Uomo di Pietra?

In dialetto milanese, questa statua ha ben due nomi: Omm de preja e Scior Carera, dove Carere deriva dalla prima parola della frase in latino che si può leggere sul piedistallo originale e che, tradotta, ci dice: “Deve essere privo di ogni vizio chi si appresta a criticare un altro”. A quanto pare già i romani avevano deciso che l’Uomo di Pietra dovesse essere un provocatore nato!

Illustrazione dell'”Uomo di Pietra” apparsa sul primo numero della rivista omonima. Fonte Wikipedia.


E, quando la statua fu messa molto più in alto per evitare le fossero attaccati altri manifesti, i milanesi non si persero d’animo e continuarono a far parlare l’Uomo di Pietra sulla rivista a lui dedicata. Dato che erano esperti nel far parlare le statue, nulla gli impedì di far parlare anche quella di Gabrio Piola per ironizzare su quella sfortunata inaugurazione.

Pensare che per come erano partite le mie ricerche, la statua di Gabrio Piola sembrava la meno interessante del gruppo; fortunatamente mi ha smentito, perché è vero che le storie sono ovunque e, tanto Brera quanto Milano si stanno rivelando dei pozzi senza fine da cui attingere a piene mani!

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