Una volta girato tutto il perimetro del Cortile d’Onore del Palazzo di Brera e conosciuto le storie di Tommaso Grossi, Bonaventura Cavalieri, Carlo Ottavio Castiglioni, Luigi Cagnola, Pietro Verri e Gabrio Piola, possiamo smettere di fingere che in mezzo al cortile non ci sia nulla e ci avviciniamo (finalmente!) a una delle opere d’arte più importanti di Brera (e del mondo!), cui è possibile visitarla senza il bisogno di avere il biglietto: sto parlando della scultura in bronzo di Napoleone come Marte Pacificatore, fusa dal grande Antonio Canova in persona!
Già, ma dov’è Napoleone?
Confesso che dopo il superamento della fase di estasi mi sono reso conto di una difficoltà oggettiva: mentre guardavo il colosso di bronzo, non riconoscevo i tratti di Napoleone. Eppure è proprio lì, sulle nostre teste, che sorregge con la mano destra una sfera con sopra la figura della Nike alata (che si legge Niche e non Naik): se per caso questo nome vi fa venire in mente delle scarpe, sappiate che l’intuizione è giusta, poiché Nike è proprio il nome della dea alata della vittoria presa come riferimento dal famoso brand di scarpe sportive.
Inoltre, qualsiasi dubbio sulla legittimità di Napoleone è fugato dal basamento che lo sostiene, perché al centro c’è la lettera “N” in rilievo che lascia poco spazio all’immaginazione. Insomma, questa imponente figura seminuda, fusa nel bronzo ritrae proprio un irriconoscibile Napoleone che somiglia più a un dio (Marte, per l’appunto), anziché al “classico” Napoleone, quello che conosciamo dai ritratti visti nei libri di storia: vale a dire un omino di statura media, con la mano perennemente infilata nel panciotto per accarezzarsi lo stomaco, che spesso presenta un aspetto tozzo e pure buffo, a dispetto del suo genio militare e del suo ego smisurato.
La famosa mano infilata sotto giacca
Per esempio, uno dei ritratti che mi viene in mente quando si parla di Napoleone è quello realizzato dal celebre pittore francese, Jacques Louis David che, per quanto avesse idealizzato la figura dell’imperatore, è comunque rimasto nei ranghi della verosimiglianza restituendo a noi posteri una immagine veritiera di come doveva essere Napoleone al suo tempo: un tizio stempiato, che nel 1809 già non aveva tutti quei capelli che Canova invece rende fluenti nel bronzo.
Allora, perché Canova ha realizzato una statua/ritratto, così distante dalla realtà? Che si fosse sbagliato? Eppure, lui e Napoleone si sono conosciuti da molto vicino.
No, Canova era uno di quegli uomini che a quel punto della carriera non sbagliano mai un colpo: era l’artista più rispettato, più pagato e più conteso di tutto il mondo, perché il suo modo di fare arte era considerato impeccabile. Quale strana ispirazione gli sarà venuta in mente al buon Antonio Canova mentre eseguiva il ritratto di Napoleone rendendolo così diverso da come ce lo ricordiamo?
Per rispondere a questa domanda, è importante partire dalla collocazione dell’opera: il centro del Cortile d’Onore di Brera.
Perché la statua si trova in questa posizione così privilegiata?
Iniziando a rispondere a questa domanda, capiremo il perché della scelta stilistica di Canova così singolare.
Dunque, partiamo da un inizio che fissiamo intorno al 1796, quando Napoleone diede il via alla Campagna d’Italia conquistando tutto il settentrione e dando vita alla Repubblica Cisalpina fondata con la sconfitta dell’Austria che si vide costretta a firmare il Trattato di
Campoformio. Anche questo trattato sarà molto importante per capire le scelte stilistiche di Canova, ma ci torneremo più avanti.
Quando Napoleone mise piede in Italia e soprattutto quando si affacciò sul lato del Veneto, iniziò a requisire un gran numero di opere d’arte, molte delle quali avevano una destinazione precisa: Parigi. Ed è proprio in questo marasma generale di sequestri e spoliazioni, che Brera gioca un ruolo fondamentale per tutta l’Arte dell’Italia Settentrionale, poiché nel palazzo di Brera esisteva già l’Accademia di Belle Arti in piena attività (e non ancora il Museo). E uno dei suoi direttori tra i più giovani che l’istituzione abbia mai avuto, tale Giuseppe Bossi, ebbe l’intuizione di far convergere la maggior parte di opere d’arte requisite dai francesi proprio a Brera, per evitare che si disperdessero in Francia e non rivedessero mai più l’Italia.
L’escamotage…
E in che modo le opere requisite potevano restare a Milano, o meglio in Italia?
Semplice: facendo diventare le opere d’arte il materiale didattico per gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
E, prendi ora quell’opera da Venezia, prendi quell’altra da Mantova, i depositi di Brera iniziarono a gonfiarsi di opere d’arte, al punto che era pronta per diventare una Pinacoteca.
E che Pinacoteca!
La prima della Repubblica Cisalpina; e, volendo essere più precisi, la prima d’Italia intesa come nazione. Questo significava che a Milano era nato il prototipo del primo vero Museo Nazionale.
Non che in Italia non esistessero i musei, anzi. Ma adesso la questione era totalmente diversa, nuova. Se i musei prima di Napoleone erano in realtà delle immense collezioni private, nate per arredare i palazzi delle famiglie più potenti della penisola, adesso Brera dimostrava di essere il prototipo di un’istituzione nazionale che ospitava delle opere d’arte a scopo didattico e, pertanto, la struttura era accessibile a tutti.
In poche parole, la nascita della Pinacoteca di Brera è avvenuta per colpa e, allo stesso tempo, per merito di Napoleone.
Colpa, perché ha deliberatamente chiuso entrambi gli occhi mentre il suo esercito requisiva illegittimamente delle opere d’arte appartenenti all’Italia.
Merito, perché ha dato vita a un meccanismo che ha fatto sorgere l’istituzione museale di tipo nazionale di cui Brera ne è il primo esempio. Insomma, volente o nolente, Napoleone è stato colui che ha permesso la nascita della Pinacoteca di Brera.
Questo è il motivo per cui la statua in bronzo di Napoleone è collocata in posizione centrale e privilegiata rispetto a tutte le altre: bisogna pur riconoscergli il merito!
Eppure se da una parte questa storia sottolinea l’importanza di Napoleone per la nascita di Brera come pinacoteca, si fa ancora fatica a capire il perché Canova abbia realizzato un ritratto così distante dalla realtà e per certi versi eccessivo nell’idealizzazione del suo soggetto.
Ma il resto della storia ve lo racconterò nel prossimo post!
Ho fatto anch’io la stessa riflessione quando ho visto la statua di Napoleone nel cortile di Brera, una rappresentazione totalmente lontana dalla realtà