Quando decido di raccontare le opere d’arte che sono presenti all’interno di un museo cerco di non farmi condizionare dalle gerarchie stabilite dai cataloghi o dalla storiografia comune, perché procedo per solletico: vale a dire che preferisco concentrarmi sui dipinti e sulle sculture in base al modo in cui solleticano e divertono la mia curiosità e che mi piacerebbe raccontarti. Scatta un’alchimia difficile da spiegare in queste righe, perché è una reazione istintiva: infatti il mio interesse si traduce in un sorriso che faccio davanti all’opera che sto guardando. Ed è anche il segnale per cui la mia mente immagina e ripercorre tutto il suo racconto.
Qui a Parma, all’interno delle sale della Galleria Nazionale ubicate nel Complesso Monumentale della Pilotta, c’è un quadro che ha fatto l’en plein perché soddisfa due requisiti importanti: è uno dei quadri fondamentali della Storia dell’Arte e ha solleticato parecchio la mia curiosità tanto che è bello!
Sto parlando de Il giorno di Correggio che ho scelto come argomento di questo post.
Perché Il giorno si chiama così?
Il giorno è in realtà l’abbreviazione di un titolo un po’ più lungo: Madonna col Bambino e i santi Girolamo e Maddalena e il motivo per cui è stato abbreviato in questo modo lo si deve a un altro quadro eseguito sempre da Correggio nello stesso periodo (cioè tra il 1526 e il 1530): La notte (titolo originale: Adorazione dei pastori).
In sostanza, i quadri sono pendant l’uno dell’altro proprio per il contrasto di luci che offrono: nel giorno la luce del mattino che brilla sui drappeggi, nella notte i toni cupi della sera squarciati dal bagliore emesso dal bambin Gesù. Se li accostassimo vitrulamente l’uno accanto all’altro, ci accorgiamo che i quadri si completano.
La notte che inizialmente si trovava nella chiesa di San Prospero a Reggio Emilia, ora è ubicata nella sale del museo di Dresda, mentre Il giorno dopo varie contese e qualche viaggio in Francia, è rimasto (per fortuna!) ben saldo qui a Parma.
Cos’è che rende Il giorno così speciale?
Di sicuro, la prima risposta che segue questa domanda è che per apprezzare la bellezza di questo quadro dovresti vederlo da vicino, perché fa parte di quelle opere che ti piacciono già al primo impatto visivo, senza avere il bisogno di conoscere la storia, ciò che rappresenta, i meta-significati, ecc.
Questo succede perché Correggio ti fa vivere un’autentica esperienza visiva: ha fatto riferimento alle tecniche chiaroscurali dello sfumato tipiche dei quadri di Leonardo da Vinci e questo contribuisce a creare da una parte l’effetto realistico delle ombre morbide che scivolano sui volti dei personaggi e, dall’altra parte ricrea l’effetto magico dovuto alla prospettiva aerea del paesaggio che si dissolve sullo sfondo, man mano che lo sguardo punta verso l’orizzonte.
E ti assicuro che Correggio ricostruisce la stessa magia visiva che vivo anche io quando il mio sguardo si perde tra i profili degli appennini parmensi che galleggiano sulla nebbia.
I sentimenti del giorno
Se da una parte la tecnica pittorica di Correggio si ispira a quella di Leonardo, dall’altra parte c’è da dire che lo sviluppo dell’opera è al quanto singolare, anzi è un dipinto unico nel suo genere considerando il periodo rinascimentale: ma si sa che quando c’è di mezzo Correggio la cosa non dovrebbe stupirci più di tanto. Come ho avuto modo di scrivere a proposito della cupola del Duomo di Parma, Correggio è stato il pittore che ha smantellato tutti gli schemi dell’arte del Rinascimento, anticipando di un secolo le dinamiche che hanno dato vita al Barocco.
Citando testualmente una didascalia del catalogo delle opere della Galleria Nazionale di Parma, in questa tavola Correggio trasforma i “sentimenti virtuali in concreta fisicità”. [*]
Per capire questo concetto bisogna osservare gli spazi… che non ci sono.
Se guardi il quadro con attenzione hai l’impressione che i personaggi siano fusi tutti in un unico grande abbraccio, tanto sono stretti l’uno all’altro.
Correggio in questo tipo di rappresentazione pittorica, che in Storia dell’Arte viene definita sacra conversazione, fa una cosa atipica rispetto a Tiziano, Raffaello e tanti altri suoi collegi: elimina i troni e le gerarchie delle figure; conferisce ai personaggi una connotazione famigliare ponendoli tutti sullo stesso piano. Un po’ come quando c’è il ritrovo tra parenti che non si vedono da una vita: si rompono le distanze e più è grande l’affetto che li lega più gli spazi diventano stretti, ognuno vuole stare fisicamente vicino all’altro perché i sentimenti prendono il sopravvento.
Ad esempio: osserva il particolare in cui Maddalena strofina la guancia sulla coscia di Gesù bambino. È un’immagine che tocca direttamente il senso del tatto e puoi percepire la morbidezza della carni che si sfregano in tempo reale mentre sei lì a guardare il quadro.
Il fulcro del giorno
Diresti mai che quest’opera, Correggio, l’abbia realizzata in uno dei momenti più delicati che la storia italiana abbia conosciuto? Per la leggiadria con cui tratta la tematica, personalmente non lo averi mai immaginato.
Correggio sforna questo olio su tavola una decina d’anni dopo le tesi luterane: nel momento in cui in Europa iniziava a diffondersi la dottrina protestante e tutti in Italia promuovevano una cristianità più austera soprattutto attraverso l’arte, Correggio ha l’intuizione di realizzare un dipinto in cui la religione cristiana appaia rassicurante, priva di qualsiasi rigidità.
Ed è proprio qui che gioca un ruolo fondamentale la figura anziana di San Girolamo, poiché lui è l’autore della Vulgata: ossia la traduzione di parti della Bibbia dall’ebraico (le cui scritte incomprensibili le puoi vedere sul rotolo che stringe nella mano destra) al latino.
È la Vulgata di San Girolamo il libro sfogliato dell’angelo per farlo ammirare a Gesù mentre sembra che gli stia dicendo: «Guarda, ha fatto proprio un ottimo lavoro!»
Questa scena rappresenta il fulcro di tutta l’opera, tant’è che te la faccio vedere a mo’ di fumetto.
Il carattere del giorno
Di base quindi Il giorno nasce con un carattere divulgativo e di apertura del cristianesimo nei confronti di chi lo osserva. Ovviamente Correggio amplia questo tema trasferendolo dalla religione all’arte e più in generale alla cultura che si trasmette attraverso lo studio, l’impegno e soprattutto, con il sentimento dell’amore di cui il dipinto è pregno.
È proprio questa la peculiarità che ha reso questa tavola unica, tant’è che quando nel 1752 venne istituita l’Accademia delle Belle Arti nel Palazzo della Pilotta, Il giorno costituì l’opera di riferimento per tutti gli allievi e diventò il perno di tutta la quadreria.
Furono scritti decreti perché nessuno potesse strappare l’opera alla città di Parma, in quanto in vari modi si cercò di portarla via.
Ciononostante i francesi riuscirono ad allontanarla durante il periodo napoleonico, facendola approdare [niente di meno che!] al museo del Louvre.
Fu poi grazie all’intervento di Maria Luigia che Il giorno poté tornare a Parma.
Quel che resta del giorno
L’opera Il giorno resta di sicuro tra i maggiori capolavori che abbiamo qui in Italia..
È un’opera che potresti fissare per ore, ore senza mai stancarti di guardarla, poiché oltre alle cose che ti ho raccontato fino a qui, ci sono una miriade di particolari da guardare, dove ognuno di essi ha un suo valore specifico nel racconto generale dell’opera che sarebbe bello poter raccontare da vicino, a stretto contatto con questo immenso dipinto che ti consiglio di vedere almeno una volta nella tua vita.